venerdì 30 dicembre 2011

E' uscito il nuovo libro sull'Ermada - "Voci di Guerra in tempo di pace" - Editore Trieste Stampa & Tv -


E' uscito il nuovo libro sull'Ermada - "Voci di Guerra in tempo di pace" - Editore Trieste Stampa & Tv


In vendita dal primo dicembre al Castello di Duino e nelle principali librerie di Trieste e Duino Aurisina

Per informazioni su acquisto e spedizioni copie Giancarlo Crevatin (3488898117 administration@triestestampa-rassegna.it) - WWW.AJSER2000.IT

"Nel momento in cui si desidera ricordare il Centocinquantesimo dell’Unità d’Italia il pensiero scorre inevitabilmente ai fatti di guerra riferiti al primo conflitto mondiale. Uno dei più cruenti teatri di battaglie e sofferenze è presente nella Regione Friuli Venezia Giulia ove tutt’oggi il territorio ha indelebilmente presenti le tracce di quegli anni. Il Fronte dell’Isonzo ha segnato una generazione intera di uomini, ha privato nei propri affetti famiglie ma ha pure stravolto l’economia di una zona devastando nel senso letterale del termine un intero territorio dal quale vennero forzatamente evacuati gli abitanti e nel quale gli stessi stentarono nel ristabilirsi anche a causa dell’ingente quantitativo di ordigni inesplosi che ancora oggi a distanza di quasi cent’anni e nonostante numerose bonifiche riaffiorano ricordando la loro natura devastatrice.

Il Carso spettacolare, dai mille colori che rappresenta di per se uno scenario irripetibile, unico nel suo genere per la colorata e variegata natura e per la storia che lo riguarda è luogo sacro e meta di pellegrinaggio attorno a quelli che furono i campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale. Uno dei più emblematici campi di battagliaè Il Monte Ermada con le sue tre cime e 323 metri d’altezza sul livello del mare, situato oggi nella parte nord occidentale della Provincia di Trieste, nel territorio italiano di Duino-Aurisina, mentre le sue propaggini orientali sono in territorio sloveno

Il Monte Ermada rimase invitto per le truppe Austro Ungariche ma fu anche la obiettivo strategico par il quale migliaia di soldati italiani vennero sacrificati con l’intento di aprirsi la strada per Trieste. Infatti per la sua difesa e la sua conquista non vennero risparmiate risorse e vite umane da nessuno degli eserciti contrapposti, l’uno determinato a non cedere, l’altro a fare di tutto per la sua conquista.

Nel maggio 1923 a ricordo di queste immense sofferenze venne eretto un particolare monumento ad opera del Comando della III Armata, non dedicato a qualche reggimento o a qualche condottiero ma al monito di quale territorio si stesse varcando.

I monumenti ai caduti costituivano dopo gli eventi bellici il centro focale del culto dei morti in guerra, giacché essi e non le tombe erano tradizionalmente serviti a commemorare il loro sacrificio. Vicino a Trieste alle porte della Provincia particolarmente significativo e denso di simbologie è il monumento commemorativo presso il Timavo a quota 12, dedicato ai Caduti per la Patria opera dell’architetto Guido Cirilli.

“ E’ cippo ed ara ad un tempo” è una “pietra della rimembranza” massiccia e solida, tagliata a forma di altare con delle sobrie decorazioni simboliche. La fronte del monumento è rivolta a tramontana e guarda volutamente per ragioni simboliche, come in atto di sfida, verso l’Ermada minacciosa che contese ai fanti italiani la via di Trieste”.


RISPETTATE IL CAMPO DELLA MORTE E DELLA GLORIA


Da questo monito il primo pensiero che ha dato forza al lavoro del Gruppo Ermada nell’intento certamente di promuovere il territorio ma con lo spirito rivolto a tutti coloro che indistintamente dalla propria bandiera, lingua o etnia soffrirono ed in questo lembo di terra sacrificarono la propria esistenza. Ne consegue che nel termine rispetto sia implicitamente racchiuso quello per il territorio, per la memoria ma anche per gli uomini, soldati o abitanti del luogo, che vissero in prima persona quei drammatici eventi.Oggi lo stesso monumento, provato dal tempo e da qualche atto di vandalismo rimane con il suo messaggio forte:

IL TERRITORIO E LE OPERE FORTIFICATE

La linea di sbarramento Ermada-Castagnevizza … si può considerare come la più forte barriera opposta alla nostra avanzata nel settore meridionale dell’altopiano e in quello a mare, ad ovest del meridiano di Brestovizza. Ha uno sviluppo di oltre cinque chilometri ed è costituita da una trincea con scavo profondo, protetta da doppio o triplo ordine di cavalli di Frisia ed accompagnata da una “linea dei cento metri” quasi ininterrotta. Particolarmente ricco è il sistema dei camminamenti e delle caverne capaci di ricoverare numerose truppe

Così scriveva nell’agosto 1917 il Tenente Generale Emanuele Filiberto di Savoia, Comandante della III Armata del Regio Esercito Italiano, in una relazione sulla sistemazione difensiva della città di Trieste. In effetti l’Ermada non fu mai conquistato dalle truppe italiane nonostante i numerosi assalti e l’intenso bombardamento sull’intero settore.

Il territorio denominato dai Comandi Austro Ungarici Settore del mare rappresentava il segmento più meridionale della grande linea difensiva dell’Isonzo. Esso ha una propria particolare fisionomia, datale dal massiccio del Monte Ermada che con le sue tormentate dorsali e profonde doline si estende per oltre cinque chilometri da Nord a Sud (nel vallone di Brestovizza al mare, nei pressi delle paludi del Lisert) formando un formidabile baluardo naturale a difesa della città di Trieste, obiettivo principale delle offensive italiane ma territorio ritenuto irrinunciabile da parte dell’Impero Austro Ungarico.

Lungo la dorsale dell’Ermada, l’esercito Austriaco realizzò quindi la più potente linea difensiva di tutto il fronte dell’Isonzo o Isonzo Front.

I lavori iniziati all’entrata in guerra con l’Italia, vennero successivamente sempre più potenziati e consistettero nella predisposizione di numerosi chilometri di trincee, ricoveri sotterranei sia recuperati dalle cavità naturali esistenti nel territorio che dallo scavo di caverne artificiali, “tane di volpe” e di camminamenti di raccordo, il tutto scavato nella roccia calcarea tipica del Carso. Numerose le fortificazioni epigee, spesso protette da massicci scudi di cemento armato, il tutto ulteriormente reso inaccessibile da fitte siepi di reticolati. Come si è detto, laddove esistenti furono adattate ed utilizzate, quali ricoveri per le truppe, magazzini e riservette munizioni, anche cavità carsiche naturali quali grotte e caverne.

Le trincee risultano essere costruite in modo molto articolato, con angolazioni ogni 3-4 metri, scavate nella roccia viva e profonde anche due metri. Il materiale di risulta serviva a creare terrapieni di protezione. Esistevano vie di fuga normalmente meno protette verso i ricoveri, ora difficilmente individuabili e dove serviva venivano costruiti dei muri a secco di protezione, talvolta molto imponenti. Ci sono inoltre punti strategici fortificati in calcestruzzo che guardavano il ripido declivio verso le linee italiane sottostanti quali osservatori o nidi di mitragliatrici.

Il sistema di difesa principale si componeva di norma di tre ordini di trinceramenti che erano denominati col numero di sistema seguito da un carattere alfabetico. Si aveva così il sistema 1a, 1b, 1c, poi il 2a , 2b ecc. Per completare l’organizzazione difensiva furono costruite alcune linee di sbarramentoRiegelstellungen che raccordavano trasversalmente le linee dei vari sistemi e formavano in caso di sfondamento dei compartimenti stagni. A presidio ed a riserva vennero posti numerosi reparti, costituenti il VII e XXIII Corpi d’Armata dell’Esercito Austro Ungarico, mentre gli italiani contro lo stesso settore schierò parte della III Armata.

L’intera linea di difesa fu martellata per mesi e mesi da un intenso e quasi ininterrotto bombardamento da parte delle artiglierie italiane stimate in oltre 1917 bocche da fuoco, tra questi pure i grossi calibri installati su grandi pontoni galleggianti alla Bocca Primero verso Grado. L’intera montagna appariva sconvolta ed in fiamme ma alla fine dei cannoneggiamenti le truppe Austro Ungariche uscivano pressoché illese dai profondi ricoveri in cui stavano riparate e respingevano validamente ogni assalto da parte delle fanterie italiane.

Dopo gli eventi bellici relativi a Caporetto le Armate italiane dell’Isonzo furono costrette a ritirarsi sulla linea del Piave e l’Ermada poté godere finalmente un’irreale quiete.

Dalla fine del 1917 le popolazioni locali precedentemente sfollate, rientrarono nel territorio. Quello che rimaneva era una zona arida senza più vegetazione, disseminata pericolosissimi ordigni inesplosi e nelle doline le sepolture dei tanti caduti. E’dunque imprescindibile parlare dell’Ermada se non si ricorda pure chi ci aveva abitato e con quale difficoltà poi ha ricominciato a viverci e lavorare iniziando da quelle attività di logica bonifica che li videro prima recuperanti come del resto accadde un po’ dovunque nell’Europa sconvolta dalla guerra.

Con queste premesse il Gruppo Ermada soprattutto grazie al particolare impegno della Società Alpina delle Giulie che ha recuperato i luoghi di guerra ripristinandoli fin dove è stato possibile, offre una particolare chiave di lettura a coloro che visiteranno d’ora in avanti il territorio, proponendone l’opera di recupero e valorizzazione soprattutto nel rispetto del Codice dei Beni Culturali, delle Leggi tutela sul Patrimonio Storico della Prima Guerra Mondiale e delle vigenti normative Regionali, sostenendo un coordinamento tra Associazioni e tutti i numerosi studiosi e cultori di storia che si sono interessati a creare nel passato le basi su cui si svilupperà il progetto e dai quali contributi verrà basato il punto di partenza di ogni futura attività. Tra questi naturalmente Abramo Schmid che ha iniziato con le proprie ricerche tutti coloro i quali successivamente si sarebbero interessati dell’Ermada, maestro del quale si desidera rispettosamente riportarne il pensiero:

la montagna tenebrosa, la bieca favolosa fortezza è oggi una quota amica, silenziosa. Ma predilige i solitari viandanti e soltanto ad essi svela il mistero e l’attesa…

Abramo Schmid

VOCI DI GUERRA IN TEMPO DI PACE”

IL RECUPERO: Molte delle strutture militari utilizzate dai soldati Austro Ungarici fino al 1917 sono state individuate grazie ad un dettagliato lavoro di ricognizione storica frutto del lavoro nel tempo di molti qualificati ricercatori e cultori soprattutto di questo territorio.

IL RIPRISTINO: grazie al lavoro infaticabile dei volontari della Società Alpina delle Giulie, pur a distanza di quasi cent'anni, e nonostante l’incuria della natura e del tempo, sono ritornati alla luce numerosi siti militari. E’ stato un lavoro durato più di un decennio per liberare trincee, ingressi di ricoveri e grotte dalla vegetazione che aveva ricoperto tutto, dovendo inoltre rimuovere da detriti che avevano ostruito molti di questi accessi. Ogni luogo è stato poi censito applicandovi su ognuno di essi una targa con le principali coordinate geografiche.

LA VALORIZZAZIONE: Se da una parte il territorio ha ricominciato a far parlare della propria storia grazie appunto alla Società Alpina delle Giulie, il Guppo Ermada grazie all’interessamento dell’ Associazione Ajser 2000 ha promosso una serie di attività indirizzate alla promozione del territorio e della sua storia nonché a far conoscere alla comunità il decennale impegno dei volontari coordianti dall’Alpina delle Giulie.

LA DIDATTICA: Per questo motivo oltre alla divulgazione via web e media, è stata ideata una mostra con l’intento didattico di far conoscere soprattutto il territorio e con esso la sua storia compresa quella dei suoi abitanti. Nel suo percorso scientifico sono inseriti i seguenti soggetti:

  • Immagini dell’epoca strettamente legate al territorio di Duino-Aurisina in particolare sull’Ermada durante la Grande Guerra;

  • Il territorio e le fortificazioni sull’Ermada;

  • I lavori di ripristino ad opera dell’Alpina delle Giulie;

  • I luoghi di sepoltura dei soldati caduti sull’Ermada presenti nella Provincia di Trieste;

  • Il Borgo Hermada a Terracina.

Nelle bacheche invece vengono presentati:

  • Libri, pubblicazioni e documenti inerenti l’Ermada;

  • Reperti rinvenuti durante gli scavi che in parte sono riferiti alla vita quotidiana del soldato, come gavette e stoviglie, in parte sono gli strumenti di guerra come le armi e le bombe ed in parte sono le attrezzature di protezione come gli elmetti.

LA PROMOZIONE: Questa particolare attività verrà utilizzata come vetrina del patrimonio inserito nel Comune di Duino-Aurisina dopo la sua inaugurazione presso i locali del prestigioso Castello di Duino e verrà proposta in molte località italiane a partire da Terracina in Provincia di Latina ove sorge Borgo Hermada, che da anni ormai è idealmente gemellato con il Comune Provincia di Trieste.

L’Ermada sia per la sua particolare storia che per ciò che ha significato per le culture di entrambi gli eserciti contrapposti all’epoca dei fatti relativi alla Prima Guerra Mondiale, è giusto sia d’ora in poi inserito a pieno titolo dagli itinerari turistici volti a riscoprire il patrimonio storico della Grande Guerra a ridosso delle ricorrenze del centenario che dal 2014 avranno inizio in tutta Europa.

(il testo è stato realizzato da Mauro Depetroni avvalendosi per la pare storica di alcuni passi tratti integralmente dalla pubblicazione “Valorizzazione delle opere di guerra del Monte Ermada” AA.VV. Trieste, 2003 realizzata dal Gruppo Cavità Artificiali della Società Alpina delle Giulie dalla quale si è avuto il consenso a pubblicarne l’estratto)

Riferimeti legislativi italiani:

"Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137"

Concetto di Valorizzazione del patrimonio culturale

La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura

La valorizzazione consiste nell'esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso. Essa comprende anche la promozione ed il sostegno degli interventi di conservazione del patrimonio culturale.

Legge 7 marzo 2001, n. 78 - "Tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale"
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 75 del 30 marzo 2001


(Principi generali)

La Repubblica riconosce il valore storico e culturale delle vestigia della Prima guerra mondiale.
2. Lo Stato e le regioni, nell'ambito delle rispettive competenze, promuovono la ricognizione, la catalogazione, la manutenzione, il restauro, la gestione e la valorizzazione delle vestigia relative a entrambe le parti del conflitto e in particolare di:
a) forti, fortificazioni permanenti e altri edifici e manufatti militari;
b) fortificazioni campali, trincee, gallerie, camminamenti, strade e sentieri militari;
c) cippi, monumenti, stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni e tabernacoli;
d) reperti mobili e cimeli;
e) archivi documentali e fotografici pubblici e privati;
f) ogni altro residuato avente diretta relazione con le operazioni belliche.
3. Per le finalità di cui al comma 2 lo Stato e le regioni possono avvalersi di associazioni di volontariato, combattentistiche o d'arma.
4. La Repubblica promuove, particolarmente nella ricorrenza del 4 novembre, la riflessione storica sulla Prima guerra mondiale e sul suo significato per il raggiungimento dell'unità nazionale.


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